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Consigli pratici

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Viaggi in moto Italia

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Ecco alcuni itinerari che con la fantasia possono diventare mille perchè in Italia c'è solo da scegliere... e allora: buon viaggio e soprattutto buon divertimento! Leggi tutto...

Viaggi in moto in Europa

Ogni Paese è un microcosmo con le sue icone: di geografia, di tradizione, di gastronomia. Una miriade di opportunità per il viaggiatore curioso, collegate fra di loro da una delle reti stradali più capillari e divertenti del mondo.
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Ultimo viaggio inserito

Spagna del Nord
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Chi siamo

Mi chiamo Dario e ho sempre avuto la passione per le due ruote (a partire dal motorino), ma mi sono avvivinato al mototurismo solo dopo aver conosciuto Rosalba, mia futura moglie che mi ha spinto in questa meravigliosa avventura (motociclistica e amorosa).
Mi è sempre piaciuto organizzare i nostri viaggi e vista la loro buona riuscita ho deciso di dedicare un pò di tempo a questa iniziativa. Leggi tutto...


Chissà come doveva essere valicare gli Appennini un paio di secoli fa. Certo, un semplice viaggio tra Romagna e Toscana oggi alla portata di tutti in poche ore, doveva richiedere sforzi sovrumani. Sono una decina i passi appenninici che collegano la Romagna alla Toscana. Si tratta di percorsi veramente belli spesso immersi in boschi di faggi, querce e abeti. I numerosi tornanti e le curve dislocate in vasti paesaggi naturali rendono queste strade molto godibili.
Il piacere di guida si accompagna, poi, alla piccola-grande gioia di incontrare numerosi motociclisti che specialmente durante i fine settimana percorrono queste strade in cerca di emozioni vere. Così, il Passo della Futa, della Raticosa, della Colla di Casaglia... oltre all'ormai mitico Passo del Muraglione diventano naturale ritrovo per il popolo motociclista.
Dopo aver percorso itinerari in lungo e in largo per queste strade, non saprei indicare il più bello, poichè ognuno di essi conserva le proprie peculiarità.

Tra Toscana e Romagna. Passo della Futa e della Raticosa

Tra i vari itinerari tra Romagna e Toscana per evitare la strozzatura autostradale tra Bologna e Firenze, quella offerta dai passi della Futa e della Raticosa è una delle più piacevoli dal punto di vista della motovacanza anche se le condizioni del fondo stradale, soprattutto sul versante toscano, non sempre sono impeccabili.
Il nostro viaggio ha inizio alle porte di Bologna seguendo le indicazioni per Pianoro. A Pianoro basta seguire la segnaletica per la SP 65 della Futa. Dopo Pianoro Vecchio arrivano i primi tornanti; si sale con una pendenza che varia dall'11 al 13%, su una strada larga e ben tenuta. Per lunghi tratti, però, è imposto un limite di velocità di 70 km/h. Le caratteristiche del tracciato, inoltre, rendono quasi impossibili i sorpassi. La zona è verde, collinare, fitta d'indicazioni per trattorie e agriturismo. La prima località di un certo rilievo che s'incontra è Loiano, a 35 km da Bologna.
Il centro del paese è acciottolato, grazioso, un pò stretto. Il nostro viaggio a confine tra Toscana e Romagna continua con una tappa di altri 7,5 km. Arriviamo a Monghidoro, località celebre per avere dato i natali al cantate Gianni Morandi. Una breve serie di tornanti porta poi al confine tra Romagna e Toscana e al passo della Raticosa, a 851 metri di altitudine.
Nell'ultima parte dell'itinerario, in Toscana, la pendenza è più accentuata, la sequenza di curve ravvicinata, ma il divertimento di chi sta alla guida diventa maggiore. In cima il paesaggio è davvero gradevole. Dopo una breve fermata, partiamo alla volta della tappa successiva: il passo della Futa, distante 13 km, dove si arriva dopo essere scesi a quota 831 m e risaliti a 903; una targa ricorda il passaggio della Mille Miglia. A partire da qui, il percorso è tutto in discesa. Fatti 7,5 km dal valico, giriamo a destra per scendere a Barberino del Mugello in Toscana, con il suo centro storico medievale e dopo uma breve visita della cittadina ci rimettiamo sulla statale 65 e a Cafaggiolo giriamo a sinistra per Borgo San Lorenzo.

Colla di Casaglia

Conoscere la Romagna significa stimarne la sua vera identità costituita dai suoi "mille castelli" che, da secoli, dominano i dolci declivi coltivati a grano, vigneti e frutteti: ultimi paesaggi superstiti che andrebbero protetti come i monumenti e le opere d'arte. Ritengo opportuna una riflessione. In questa nostra epoca in cui tutto viene sacrificato sull'altare della funzionalità e dell'economia, la bellezza del paesaggio e la sua conservazione vengono confinate in un angolo di scarso valore: l'effimero... roba da snob. Grazie a questa miopia il "belpaese" sta scomparendo sotto le colate di cemento di un'edilizia disordinata, senza stile, o meglio, con uno stile da "premio Attila". La frustrazione del mototurista che vive di paesaggi percorsi in sella alla sua moto è quella tipica di chi vede in anticipo l'uragano e si preoccupa di correre al riparo per tempo, cozzando però contro il muro della generale apatia. Gli ultimi paesaggi "puliti" sono forse la cosa più bella che abbiamo. Diciamo forte e chiaro che ci stanno fregando il "bello", un poco alla volta.
L'itinerario che abbimo percorso ha inizio nel cuore della Romagna a Faenza e si snoda dal celebre castello di Brisighella, oggi adibito a Museo della Civiltà Contadina, fino al Passo di Casaglia, nell'Appennino toscoromagnolo. Tra vasti prati verdi, abetaie e faggete, percorriamo la statale n. 302 in compagnia dei numerosi motociclisti che ogni week-end percorrono questa strada fino al passo. Qui capisci perchè la Romagna è da sempre la terra del "mutor".
Percorrendo la statale n.9 Via Emilia si giunge a Faenza: si seguono le indicazioni per Brisighella. Sempre dritti percorrendo la statale n' 302. A circa una decina di chilometri da Faenza, in alto a destra, una piccola torre affacciata nel cielo introduce a Brisighella: è la Torre dell'Orologio. Alle sue spalle, in posizione più dominante, il castello vero e proprio.
La costruzione del maniero di Brisighella risale ai primi anni del 1300. Nel 1394 vennero rinforzate le strutture difensive. L'attuale costruzione, sostanzialmente quattrocentesca, è costituita da due torrioni circolari di grande impatto visivo, a dominio del paese, uniti da una massiccia fortificazione. La torre più bassa, oltre che baluardo difensivo, doveva servire come alloggio per i soldati. La torre più alta è dovuta ai veneziani. L'interno del castello ospita un importante museo del lavoro contadino: attrezzi, utensili, oggetti, fotografie e la ricostruzione di alcune stanze.
La piccola torre dell'orologio, sullo sfondo si raggiunge attraverso la stradina, di circa 500 metri, che parte dal castello. La costruzione della torre dell'orologio è relativamente recente (1850) e, all'interno, appese alle pareti, si trovano alcune stampe di antichi meccanismi.
Ci dedichiamo con molta attenzione al primo morso in una piadina romagnola imbottita di prosciutto. è il modo migliore per iniziare o terminare una giornata in motocicletta. Lungo queste contrade, nei giorni festivi, si possono vedere alcuni chioschi che offrono questa semplice specialità romagnola.
Il paesaggio di queste colline è costituito da vigneti di Sangiovese (un rosso portentoso), Trebbiano e Albana; la mitica Albana di Romagna purtroppo è sempre più rara. Una coltivazione che invece sta occupando intere colline è costituita dall'ulivo che, estremaniente selezionato produce un olio di alta qualità.
Questo tranquillo paesaggio collinare ci accompagna per molti chilometri in direzione Marradi. Il fiume che riusciamo ad intravedere (qualche volta ad attraversare) è il Lamone: un corso d'acqua a carattere torrentizio ancora abbastanza pulito e dove i pescatori trovano numerosi cavedani e qualche trota. Dolci curve e lunghi rettilinei da vivere con il massimo piacere, attraversando paesi che riescono ancora a offrire aspetti caratteristici. Indubbiamente il centro più grosso di questa zona è Marrani. Siamo così giunti nuovamente in Toscana.
In questo itinerario, il piacere della guida inizia da qui, mentre si attraversano paesaggi costituiti da vaste montagne ricche di faggete, abetaie e castagneti che solo un occhio esperto riesce a riconoscere.
Dopo Crespino, borgo conosciuto per le battute di caccia al cinghiale, ecco Casaglia: tipico paese appenninico con le case raccolte attorno al campanile. In questa zona si aprono vasti prati verdi con bestiame al pascolo.
L'avvicinamento del passo è scandito da una fitta serie di curve all'ombra degli abeti, alcune di esse, essendo a gomito stretto, creano spesso problemi anche ai motociclisti più incalliti. Il bar ristorante al passo della Colla di Casaglia (913 metri) è una sorta di motoclub che ospita, in alcuni periodi, fino a una trentina di moto posteggiate un pò ovunque per il tradizionale spuntino.

Il passo del Muraglione

Il passo del Muraglione si trova su una delle strade che, costruita nella prima metà dell'800, facilita le comunicazioni tra la Romagna e la Toscana.
Una targa, messa sul valico del Muraglione, in memoria di tutti quelli che, nella prima metà dell'800 si prodigarono per un'opera, a quei tempi, straordinaria. Oggi, di qui, passano in pochi, preferendo l'Autostrada dei Sole o la superstrada Cesena-Orte.
Meglio, perchè agli appassionati della guida la statale 67 tosco-romagnola offre molte belle sorprese. Ci si lascia alle spalle Forlì imboccando uno stradone largo, piatto, trafficato, tutto sommato poco invitante: l'importante, però, è non farsi ingannare dalla prima impressione.
Una trentina di chilometri di guida particolarmente prudente, prestando attenzione ai possibili autovelox e ai numerosi ciclisti che vengono ad allenarsi da queste parti, e ci si ritrova a Rocca San Casciano - dove il paesaggio inizia a cambiare.
Le colline, inizialmente, sono dolci, le curve appena accennate, il fondo stradale e la segnaletica curati. Superata Portico di Romagna, arriva il bello, con una sequenza tortuosa che consente di salire leggermente di quota. Ma è dopo San Benedetto in Alpe che arriva lo strappo: una successione mozzafiato di tornanti che, in pochi chilometri, consente di passare da poco meno di 500 metri di altitudine ai 907 del passo del Muraglione.
Un ottovolante rabbioso, con la pendenza delle curve corretta, che visto dall'alto dà un senso di vertigini. In cima al valico la strada è divisa in due da un muro che separa i due sensi di marcia e sostiene le lapidi a celebrazione dell'opera stradale. Una breve sosta ed è già il momento di scendere, con altri tornanti, piacevoli ma meno mozzafiato, che portano a San Godenzo e alla sua bella abbazia benedettina.
E poi, da li, giù verso Dicomano, lasciandosi sulla sinistra i monti Campaccio e Falterona. A San Godenzo la strada si stringe e bisogna rallentare.

Passo dei Mandrioli

La meta del nostro prosimo itinerario è il Passo dei Mandrioli situato sulla Statale n.71 Umbro-Casentinese, una magnifica strada in grado di rendere viva una motocicletta. Il percorso si snoda tra i fitti boschi del Casentino, per poi indirizzarsi verso un luogo di intensa spiritualità, un Sacro Eremo, nel cuore di un Parco Nazionale in cui i lupi cacciano daini e cinghiali come all'alba dei tempi.
Dalla superstrada E45 (Cesena-Roma),si esce a Bagno di Romagna e si seguono le indicazioni Passo Mandrioli e Parco Nazionale. Oltrepassato Bagno di Romagna inizia un gioioso susseguirsi di curve e tornanti in salita. I circa diciotto chilometri che conducono al Passo dei Mandrioli sono generosi nell'elargire un notevole piacere di guida in un susseguirsi di curve che si possono indovinare, pregustare.
Il colpo d'occhio blandisce le creste montuose ricoperte di boschi intervallati da pascoli con bestiame allo stato brado. Per alcuni chilometri si costeggiano ampie pareti di stratificazioni rocciose irte come muri e giunti in prossimità del valico è possibile ammirare parte del percorso: una sinuosa striscia grigia disegnata nella vastità di un paesaggio suggestivo e luminoso.
Il Passo dei Mandrioli apre i confini di una vasta zona demaniale protetta: il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, chilometri e chilometri circondati da alberi di ogni dimensione fanno di questo percorso un magnifico itinerario fra gli alberi dove, in alcuni punti, il sole filtra faticosamente.
Con l'avvicinarsi di Badia Prataglia i boschi di faggi e querce sono intervallati da piccole abetaie. Il paese è il più importante centro abitato all'interno del parco.v A Badia Prataglia si seguono le indicazioni per Camaldoli. Dopo il paese inizia un altro segmento di strada molto godibile con curveche sembrano esistere unicamente per le moto.
Raggiungiamo Serravalle, un piccolo paese, adagiato nel verde di un'altura e da qui, il tratto di strada che ci conduce a Camaldoli è un altro "ombrello" di alberi: ancora faggi, querce, abeti, alcuni castagni per quattro o cinque chilometri.
La storia di Camaldoli ha inizio quasi mille anni fa, nel 1025, quando il monaco eremita Romualdo da Ravenna fondò un monastero e l'Eremo nel cuore di una selvaggia foresta casentinese.
Il Sacro Eremo è strettamente legato al paese di Camaldoli da cui prende nome e origini. è raggiungibile tramite due percorsi: il più lungo (cinque o sei chilometri) parte dal castagneto dopo Camaldoli, il secondo inizia appena giunti alle porte del paese, sulla destra, e costeggia un gelido torrente incontaminato.
Sono anguste strade forestali che bisogna godersele ad una bassa andatura. Qui è davvero probabile ritrovarsi con animali davanti alla moto, e che animali: questa zona è frequentata dai cervi e vi sono maschi che pesano oltre due quintali.

Il lago Trasimeno

Viriamo decisamente a Sud per rilassarci sul Lago Trasimeno