Il viaggio comincia all'insegna della pioggia. Siamo costretti a fermarci a Stresa, sul lago Maggiore dopo che siamo stati sotto un diluvio dopo Brescia. Approfittiamo della sosta inaspettata per fare una giro in serata per la cittadina visto che finalmente ha smesso di piovere ed anzi, per farci dispetto, è anche uscito il sole.
Il giorno successivo ripartiamo e dopo aver valicato il passo del Sempione arriviamo in Svizzera dopo aver superato un attento controllo alla frontiera. Ci fermiamo a pranzare a Losanna sulle sponde dell'enorme lago di Ginevra. Ripartiamo e dopo aver percorso strade "motociclistiche", passiamo per Besancon ed arriviamo a Digione dove decidiamo di fermarci.
Parigi
Il giorno successivo, percorriamo i trecento chilometri che ci separano da Parigi velocemente in autostrada. Più che una meta, una tappa obbligata. Sono felice di ritornare in questa città e vedere quello che non ho visto durante la gita di quinta superiore e purtroppo troppo "città" per i nostri spiriti mototuristici. Lasciamo a ciascuno il gusto di scoprire personalmente i molteplici aspetti della capitale francese. Ritorneremo sicuramente in questa città con un mezzo più adeguato per concludere una visita che, in realtà, non finisce mai.
La Normandia
Spesso paragonata alla campagna dell'Inghilterra meridionale, la Normandia (Normandie) è la terra del bocage, termine che indica i campi delimitati da siepi e alberi. Le siepi di arbusti (haies) resero difficili i combattimenti in questa zona durante la seconda guerra mondiale e negli ultimi cinquant' anni si è diffusa la tendenza a tagliarle.
In molte aree, tuttavia, questi arbusti ancora frammentano il paesaggio in un mosaico di campi recintati. Tra le siepi serpeggiano viottoli infossati dalle sponde erbose coperte di primule gialle e di ginestre e così profondi in certi punti da nascondere alla vista le case in legno e mattoni.
Come tutte le regioni bagnate dall'Oceano, la Normandia gode del classico clima marittimo temperato che garantisce inverni senza freddo eccessivo ed estati senza caldo soffocante. Unico guaio per gli amanti dei bagni: l'Atlantico è quasi sempre freddo, almeno per chi è abituato alle temperature piuttosto alte di mari chiusi come il Mediterraneo.
La costa della Bassa Normandia
Con non poco rammarico, siamo costretti a limitarci alla visita della bassa Normandia, porta d'accesso alla Bretagna dove le grandi spiagge sull'Oceano del Calvados segnano più di ogni altra cosa il paesaggio di questa regione.
Dopo aver attraversato Rouen, arrivando da Parigi, compaiono i primi tetti di paglia e soprattutto i musei storici relativi alla Il guerra mondiale, come pure i cimiteri militari. Sarà per il tempo spesso coperto e minaccioso, sarà per autosuggestione, sarà per il materiale cinematografico che più volte ripropone questi luoghi, ma qui si sente veramente il gelo della tragedia che si è consumata durante lo "Sbarco". Il paesaggio è aspro e dirompente, la vegetazione selvaggia, le strade ricche di curve e poco trafficate.
Le città e i paesi della Normandia sorgono in questo pacifico paesaggio pastorale. Rouen, è ricca di edifici medievali, tra i quali una spettacolare cattedrale; Caen vanta alcune belle abbazie in stile romanico normanno; Bayeux, che ospita l'omonimo arazzo dell'XI secolo, dista appena una dozzina di chilometri dalle spiagge dello sbarco alleato del D-day. Nell'angolo sud occidentale della Normandia, al confine con la Bretagna, svetta la famosa isola di Mont-Saint-Michel. Le maggiori città portuali della regione sono Le Havre e Cherbourg.
L'interno della Bassa Normandia
L'interno, basse colline, morbide valli, campi inquadrati da lunghe file di alberi, cieli tersi attraversati da rapide nuvole cariche di pioggia che per fortuna in questi giorni ci ha risparmiato, può essere visitato percorrendo a passo d'uomo le innumerevoli stradine non trafficate che la attraversano.
Bretagna
La Bretagna (Bretagne in francese, Breizh in bretone) domina l'irregolare estremità occidentale della Francia. Secoli di indipendenza hanno portato al relativo isolamento di questa regione dal resto del paese e hanno forgiato con delle caratteristiche particolari la cultura, la lingua e lo stile di vita bretoni.
La zona costiera, bagnata dal burrascoso Oceano Atlantico e dalle più tranquille acque della Manica, è punteggiata da fari e caratterizzata da baie rocciose che riparano i porticcioli e le piccole insenature coperte dall'alta marea.
La costa settentrionale
Raggiungiamo Le Mont St. Michel, una località divenuta famosa soprattutto per la sua originale posizione geografica. Due volte al giorno grazie alla notevole escursione della marea, il monte e la relativa abbazia si separano dalla terraferma trasformandosi quasi in un'isola. L'antica abbazia è sicuramente meritevole di un'attenta visita. Ma il vero spettacolo che catalizza l'attenzione di tutti è l'arrivo della marea. Al sicuro sui bastioni abbiamo atteso l'arrivo del mare che avanza velocissimo. Una passeggiata sulla sterminata battigia permette di avere una visione d'assieme del borgo.
Proseguendo verso St. Malò viaggiamo su stradine che fiancheggiano il litorale basso e sabbioso. Attraversando paesi di pescatori arriviamo a Vivier sur Mer dove alcune strade entrano letteralmente in mare e sono usate dai pescatori per raggiungere l'acqua durante la bassa marea. Vivier sur Mer con altri paesi della costa è il maggior produttore di cozze della Francia e la scritta "moules e frites" vi perseguiterà piacevolmente per tutto il viaggio.
St. Malò con i suoi austeri edifici in granito grigio del centro storico ricostruiti dopo i bombardamenti dell'ultima guerra. Da non perdere una passeggiata sui "ramparts", i bastioni che cingono la Ville Close, la parte più antica della città. Lasciamo St. Malò entrare nell'entroterra fino a Dinan, una delle cittadine più caratteristiche della Bretagna con le sue viuzze lastricate, i vicoli e la bella sfilata di antiche case in pietra che si affacciano sul corso.
Torniamo a fiancheggiare il mare su un tratto molto affascinante e panoramico. E' un susseguirsi di splendide vedute sul blu intenso del mare e sulle falesie rosate. Percorriamo alcuni brevi sentieri che staccandosi dalla strada si affacciano sui precipizi. Raggiungiamo infine la punta estrema di Cap Frèhel, dove il potente faro si erge fiero e solitario in un ambiente di una bellezza selvaggia, battuto dai venti e dalle mareggiate. I fari sono una peculiare caratteristica delle coste bretoni.
Non lontano da Cap Frèhel raggiungiamo Fort la Latte, una costruzione di epoca medievale. Arroccata su un isolotto roccioso, ancora oggi è raggiungibile solo attraverso un ponte levatoio.
Il tratto appena percorso è solo un assaggio della bellezza selvaggia e della varietà di paesaggi delle coste bretoni. A nord - dalla baia di St. Brieuc fino a quella di Morlaix - si sviluppa uno dei tratti più frastagliati della Cote D'Armor ricco di insenature, di alte falesie e di stradine che si spingono fino a isolati promontori.
Girovagare semplicemente, anche senza meta, è un vero piacere; ma c'è una località da non mancare assolutamente è la Costa di granito rosa che si estende da Perros-Guirec fino a Trèbeurden, famosa per il colore rosato e la varietà delle rocce. A Ploumanach, si cammina in un'area cosparsa di enormi blocchi di granito che acqua e vento hanno modellato nelle figure più stravaganti. Da non perdere il tramonto quando tutto il litorale si colora di un rosso cupo, emozionante e indimenticabile.
La costa meridionale
Purtroppo, per motivi di tempo siamo costretti a saltare tutta la costa ovest. Ci trasferiamo quindi direttamente sulla costa sud dove non mancano motivi d'interesse quali la suggestiva cittadina di Concaneau, impreziosita dalla Ville Close, la cittadella bastionata con all'interno la roccaforte e un intrico di viuzze, uno dei più importanti porti per la pesca.
La penisola del Quiberon offre, sul lato occidentale, una costa rocciosa nota come la Cotè Sauvage (costa selvaggia): il mare però, è troppo mosso per nuotarvi.
I siti megalitici di Carnac si estendono per 13 km e la linea di menhir più grande è l'Alignement du Menec composta da 1100 menhir facilmente visibili dalla strada o dal tetto del vicino Archeoscope. Non dovete aspettarvi un complesso grandioso come quello di Stonehenge, però: la maggioranza dei monumenti non supera infatti il metro.
Castelli della Loira
Dal XV al XVIII secolo la Valle della Loira fu luogo di delizie per re, principi, duchi e nobili, che profusero i patrimoni di famiglia e il denaro dello stato per trasformare la regione in un'ampia distesa di opulenti (e più sobri) castelli. Oggi questa valle è meta prediletta dei turisti che amano le testimonianze architettoniche dei fasti medievali e rinascimentali.
I più antichi castelli della Valle della Loira erano gli cháteaux forts (fortezze) medievali, molti dei quali furono costruiti frettolosamente nel corso del IX secolo come difesa contro le scorrerie dei Vichinghi (detti Normanni). Queste strutture furono edificate in genere in posizioni elevate e a partire dall'XI secolo - quando cominciò ad essere largamente impiegata la pietra furono spesso dotate di massicce mura merlate, torrioni fortificati, feritoie e fossati con ponti levatoi.
Quando il pericolo di invasioni si fece meno pressante - e il cannone, introdotto a metà del XV secolo, rese i castelli praticamente inutili per la difesa - l'architettura dei nuovi castelli (e degli ampliamenti di quelli già esistenti) dovette soddisfare nuove esigenze, sia in materia di estetica che di comodità. L'influsso del Rinascimento italiano, le cui numerose innovazioni furono introdotte in Francia a partire dalla fine del XV secolo, trasformò le imponenti strutture difensive degli antichi castelli in forme bizzarre e decorative, particolarmente notevoli nei castelli di Azay-le-Rideau, Chambord e Chenonceau.
I castelli rinascimentali, non più costruiti su alture isolate, furono scenograficamente disposti lungo un corso d'acqua o entro una vallata, e le loro proporzioni furono concepite per armonizzare con il paesaggio circostante. La maggior parte dei castelli edificati nei secoli XVII e XVIII non sono che grandi dimore di campagna, in stile neoclassico, circondate da giardini dal disegno simmetrico.
In tre giorni, non ci lasciamo scappare l'occasione di visitare i castelli più famosi: da quello di Chambord (a misura del Re Sole che lo ha occupato) a Chenonceaux ("delle Dame", in quanto edificato a più riprese dalle 3 Nobili Dame: C. Briconnet, Diane de Poitiers e Caterina de Medici) fino ad Amboise, in pieno paese e dedicato a Leonardo da Vinci, e poi Azay Le Rideau, suggestiva costruzione isolata in un laghetto nel bosco, per concludere a Villandry per ammirare i superbi giardini all'italiana, il labirinto di siepi e il lago a forma di specchio Luigi XIV.
Ma è soprattutto la strada a dominare questo tratto lungo la Loira. Una strada lunga centinaia di chilometri, che in parte affianca il grande fiume e sembra volerlo dominare quando corre proprio sopra i suoi argini: da una parte il corso d'acqua lento e pacato con le sue secche e le sue anse, dall'altra la campagna verdeggiante, con le case bianche con ripidi tetti neri.
La Valle del Lot
Nella valle del fiume Lot, che vogliamo risalire dalla confluenza con la Garonna alle sorgenti nel cuore del Massiccio Centrale francese, i nostri antenati hanno lasciato splendide tracce della loro presenza da tempo immemorabile. Lasciando il punto dove il Lot termina la sua corsa gettandosi nella Garonna, ne iniziamo la risalita dalla città di Villeneuve sur-Lot.
Un centro grazioso, a cui si accede attraverso un bel ponte dalle arcate diseguali, il cui rosso scuro, quasi mattone bruciato, si staglia arditamente sulle case che si affacciano sul fiume. Più avanti c'è Fumel dal bel porto fluviale. Il corso del Lot, fin qui lungo e dritto, muta di colpo, attorcigliandosi su se stesso in ampie sinuosità. Arriviamo a Cahors, splendida gemma sul Lot. Il ponte di Valentré composto da sette arcate gotiche che agili scavalcano il fiume, sormontate da tre torri di guardia, esili e possenti. Da Cahors ha inizio la parte più suggestiva del viaggio, di cui St. Cirque è solo il primo straordinario incontro. Dall'alto delle sue case di pietra lo sguardo può seguire il fiume, fino a quando, dietro l'ultima ansa, non è nuovamente inghiottito dal verde del bosco.
Tornando a costeggiarne la riva, sono ora i castelli, i monasteri e i ponti medievali, le torri a scandire un viaggio dalle soste più frequenti di quanto avevamo programmato. Da Decazeville, dove, continuandone la risalita, il corso del Lot diventa irruente e nervoso. Alle "roulotte d'acqua", su cui le famiglie trascorrono le vacanze navigando sulle acque fin qui tranquille del fiume, si sostituiscono i kayak, che ne sfidano rapide e correnti.
Lungo il fiume, altre due perle ci attendono: Entraygues, da cui in breve si possono raggiungere le gole della Truyère, ed Estaing. Poco più di piccoli villaggi, ma pieni di fascino e dolcezza Lasciando Espallion e il suo bel ponte è Mende l'ultima tappa sulle sponde del fiume. Un centinaio di chilometri di curve e controcurve per rifarci delle pianure della Normandia e della Bretagna.
Il Massiccio Centrale
Il singolare paesaggio montuoso del Massiccio Centrale, increspato dalle cime coniche di vulcani estinti, è unico in Francia. Ricca di una grande abbondanza dì sorgenti calde di acque minerali, la regione è celebre per le sue località termali, tra cui Vichy e Le Mont Dore.
Il ricco suolo vulcanico consente la coltivazione di mais, tabacco e vigneti, mentre, ad altitudini maggiori, mucche e pecore producono alcuni dei formaggi più diffusi del paese.
La zona da origine a due grandi parchi regionali: il suggestivo e selvaggio Parc Naturel Régional des Volcans d'Auvergne e, a est, il Parc Naturel Régional du Livradois-Forez.