La nostra prima motovacanza in sella ad una Tenerè 660 attraversa tutta l'Italia per visitare una regione che ha nell'ospitalità la sua qualità migliore. Una costa affascinante ed un interno tutto curve e panorami mozzafiato la rendono una regione ideale per divertirsi in sella ad una due ruote.
Non sono pochi, 800 km di costa bagnata da due mari, Ionio e Tirreno.
E ovviamente un posto in spiaggia lo si trova facilmente in Calabria, basta decidere se dev'essere una spiaggia silenziosa - senza tracce di altra umanità - o affollata. Come base basta cercare un albergo lungo una delle bellissime spiagge e quando diventa troppo caldo si va in montagna a fare un bel giro in moto.
Lì è fresco, nelle verdi colline e montagne della Sila al centro della regione. Nel giro di 50 km le strade portano dalla costa a oltre 1.000 metri di altezza. Una curva segue l'altra, alternando tornanti larghi e stretti, sempre su un asfalto che starebbe bene in pista.
Sorprendenti anche il panorama e gli odori: si passa in un attimo dall'agave, dall'arancia, dall'oleandro e dal mandorlo della costa alle conifere della montagna.
La costa tirrenica
Il nostro giro in Calabria comincia da Maratea sul Tirreno.
Maratea è un importante centro turistico dominante il golfo di Policastro; le sue zone balneari sono le incantevoli spiagge di Acquafredda, Flumicello-S.Venere, Porto e Marina di Maratea.
Lungo la splendida costa, fronteggiata dall'isolotto di S. lanni, ricca di insenature e adatta alla pesca subacquea, si trovano alcune grotte; fra queste, la nota Grotta di Marina di Maratea, con stalattiti e stalagmiti. Con l'escursione al Belvedere di Monte S.Biagio si raggiungono la statua del REDENTORE (alta 22 m) e il SANTUARIO Di S. Biagio. Nei pressi si trovano anche le rovine di Maratea vecchia.
La Marina di Maratea rappresenta in pratica l'unico punto lucano di sbocco al mare sul Tirreno, compreso tra Canpania e Calabria. 30 Km scarsi per affacciarsi su quello che è uno dei punti più panoramici del golfo do Policastro dove, grazie anche alla conformazione della costa, accidentata e stretta, si sono impediti danni ben visibili anche a poca distanza da qui, causati da una sconsiderata aggressione speculativa.
Costeggiando il mare arriviamo a Praia a Mare. Praia deriva dallo spagnolo (playa) e significa proprio spiaggia: non a caso sulla sabbia nera della riva si trova un fortino spagnolo che s'innalza davanti all'Isola di Dino. Secondo la leggenda, su quest'isoletta piena di grotte silenziose con riflessi affascinanti attraccò Ulisse.
La zona fu abitata in epoca preistorica. A monte dell'abitato, in un'ampia caverna del monte Vingiolo, si trova il Santuario della Madonna della Grotta, meta di pellegrinaggi; la grotta, di grande importanza archeologica, fu frequentata sin dal Paleolitico (scavi stratigrafici). Da Praia a Mare, si può raggiungere l'isola di Dino in barca per visitarvi varie grotte interessanti (grotta Azzurra, dei Leone, delle Sardine).
Proseguiamo lungo la costa, dove ogni tanto si trovano anche stradine sterrate che portano vicino a scogli neri e ad un'acqua limpida fra il verde e l'azzurro.
Il Parco del Monte Pollino
State sicuri che qui ben difficilmente troverete problemi di traffico. Al massimo, correrete il rischio di percorrere qualche chilometro dietro un furgone "Ape" o di una delle tante vecchie "Panda" ancora utilizzate in queste contrade. Partiamo così verso un lungo giro intorno al grande e impenetrabile Parco nazionale dei Pollino. Del resto, non ci sono strade che lo attraversino e solo i pastori del posto conoscono i sentieri che consentono di addentrarsi nel cuore della natura.
Una strada tortuosa, ma abbastanza larga e ben tenuta, porta dapprima a Firmo, poi a Lungro. Il viaggio prosegue lungo la strada 105 in un paesaggio che dà un senso di solitudine sempre più profondo; la guida si fa un po' più impegnativa, con una serie di tornanti ravvicinati, di cambi inaspettati di pendenza, di curve e controcurve che, piano piano, portano al passo dello Scalone, punto più alto di questo percorso. Da lì ha inizio la discesa, altrettanto tortuosa e divertente, verso il mare, verso l'azzurro del Tirreno.
Anche se il mare dista pochi chilometri, il paesaggio in cui siamo immersi ricorda piuttosto le Alpi o l'Appennino; questo è il regno del pino loricato, emblema del Parco del Pollino, un albero che cresce soltanto qui e che prende il nome dalla corteccia, simile alle corazze degli antichi soldati romani. All'improvviso, l'orizzonte si allarga, s'intuisce uno squarcio di azzurro naturale: arroccato su una cima impossibile c'è Belvedere, e mai nome fu più adatto a un paese dal quale si domina la linea della costa e la vastità del Tirreno.
Scendiamo sulla litoranea, la statale 18, e la percorriamo verso Nord, passando diversi paesini adagiati sul mare fra i quali Diamante, ben attrezzata località balneare alle estreme pendici del Montea e del monte La Caccia, poco a sud dell'isoletta di Cirella.
A Cirella, una delle città più antiche della provincia, troviamo i ruderi della città medievale che fu distrutta più volte: prima da Annibale per la sua fedeltà a Roma, poi nel Medioevo da un pirata turco e la terza volta nel 1806 dalla flotta napoleonica. Dopodiché la gente, stanca di costruire inutilmente nelIo stesso posto spostò il paese dalla collina aI mare. I ruderi sono molto suggestivi e nell'anfiteatro, durante i mesi estivi, si organizzano ancora spettacoli, feste e teatro.
A Scalea, tappa finale del nostro itinerario, ritroviamo il traffico intenso che ci eravamo dimenticati.